giovedì 29 marzo 2007

Santiago de Compostela

autore: Prifti Nevila e Brazzi Simone

SANTIAGO DE COMPOSTELA

La storia

La storia vuole che l'apostolo Giacomo si spingesse fino in terra iberica per proclamare la parola di Gesù, fino alla remota Galizia; tornato in Palestina, morì martire, primo tra gli apostoli, decapitato nel 42 o 44 d.C. da Erode Agrippa. I suoi discepoli Teodoro ed Attanasio ne trafugano allora il corpo e lo trasportano di nuovo in Galizia su una barca, che la leggenda vuole sia guidata da un angelo, fino ad Iria Flavia, per poi seppellirlo nel bosco "Liberum Donum", presso il quale erigono un altare su un'arca marmorea. E' in questo modo che il corpo dell'apostolo torna alle terre che lo avevano visto come annunciatore del Vangelo.
Passano i secoli e, a causa di proibizioni di visitare queste zone, la tomba viene dimenticata; nel frattempo, nell'VIII secolo gli arabi invadono la Spagna.
Corr
e l'anno 813 quando l'eremita e pastore Pelayo comincia a vedere sul monte Libradòn delle strane luci sul tumulo di un campo: gli appare quindi in sogno l'apostolo Giacomo che lo invita a scavare lì per recuperare il suo sepolcro. Pelayo informa quindi il vescovo di Iria Flavia che dà ordine di scavare, ed in effetti si trova un'arca di marmo che contiene i resti di un uomo decapitato: si grida al miracolo e la notizia della scoperta della tomba di San Giacomo si diffonde.
Da allora è iniziato un flusso ininterrotto di pellegrinaggi, nonostante le flessioni dei secoli tra il XVII e il XIX. La prima guida al Cammino è quella scritta nel 1139 da Aymeric Picaud, contenuta nel V libro del Codex Calixtinus; molti illustri pellegrini si sono recati a Santiago, tra cui San Francesco e San Rocco. Anche Dante spiega nella Divina Commedia che
pellegrino "è colui che si reca a Santiago", chi va a Roma è infatti "romeo", e chi a Gerusalemme per devozione è detto "palmare".
Per raggiungere Santiago un tempo erano tracciati numerosi Cammini, ma quello per eccellenza è quello francese, da cui
si accede valicando i Pirenei da Roncisvalle. Questo percorso si snoda lungo circa 800 km, calcolando dal confine francese, dalla cittadina di St. Jean Pied de Port; per percorrerlo tutto sono necessari circa 30 giorni, così indicano tutte le guide, ma non è ovviamente una durata obbligatoria: sono infatti previste anche tappe particolarmente lunghe che è possibile spezzare in funzione del proprio stato fisico, oppure è possibile percorre anche solo una parte del Cammino, partendo da una città precisa e arrivando fino a Santiago; un'opzione scelta da molti è percorrere il Cammino in anni diversi, ripartendo dal punto d'arrivo dell'anno precedente.

Il Botafumeiro

Tra il XIII ed il XIV secolo è possibile che cominciasse a funzionare il "Botafumeiro", uno dei più conosciuti elementi storici e popolari della basilica Compostelana.

Simbolo della purificazione spirituale, questo grande incensiere, che necessita per essere fatto oscillare nelle alture della cattedrale, di un gruppo di 8 uomini, noti col nome di "tiraboleiros", fu

dall'inizio uno dei numerosi motivi di stupore e meraviglia dei pellegrini raccolti nelle navate della cattedrale.

L'attuale "Botafumeiro" ha un'altezza di 1.10 m, pesa 50 chili ed è di ottone argentato. Fu realizzato a Santiago nella metà del secolo scorso.




Santiago de Compostela

Fulcro politico, economico e culturale della Galizia, ricca di magnifici monumenti, sede di un’università di grande tradizione. In più, città Patrimonio dell’Umanità e, da secoli, meta finale di un celebre itinerario storico e religioso.

La leggenda racconta che è sorta su indicazione di una “stella”. Santiago de Compostela (Campus Stellae), detta anche la Città di Pietra, è davvero una città unica. Preziosa.
Ben situata al centro della Galizia - la Comunidad più nord occidentale della Spagna, Santiago (260 metri s.l.m., poco meno di 100.000 abitanti) è pressoché equidistante e facilmente raggiungibile dalle capitali delle quattro province della regione (La Coruña, Lugo, Pontevedra e Orense) e dista una cinquantina di chilometri dall’oceano Atlantico.


Cento diverse architetture e una gemma: la Cattedrale di San Giacomo

Il nucleo storico di Santiago per più di un millennio si sono susseguiti e sovrapposti molti stili architettonici: il naifCamino concede scorci e vedute uniformi e armoniche, grazie al materiale di costruzione rimasto inalterato nel tempo: l’umile granito.
La cattedrale costituisce il punto di riferimento, il cuore pulsante di Santiago de Compostela da quando, nel IX secolo - per proteggere il sepolcro dell’Apostolo, indicato da una stella - sorse come semplice chiesetta per volere di Alfonso II il Casto. Pochi decenni dopo, il luogo di culto fu trasformato da Alf
onso III in basilica pre-romanica, distrutta nel 997 dai moros di Almanzor (l’Apostolo, secondo i resoconti religiosi, non la prese bene e divenne il leggendario Matamoros della Reconquista combattuta al grido di Santiago y Cierra España! ).
Ricostruita tra l’XI e il XIII secolo con una bella struttura romanica, nella seconda metà del Cinquecento la cattedrale fu violata da Drake (ma la disorganizzata reazione della Invencible Armada conseguì l’esatto opposto del successo riportato con la cacciata dei Moros e l’unificazione della Spagna).
pre-romanico, il lineare romanico, il decorato gotico, il ridondante barocco, il modernista neoclassico.


All’interno del Tempio

Fortunatamente, a parte alcuni dettagli gotico-rinascimentali, l’interno ha conservato le semplici geometrie del romanico, mentre la facciata (XVIII secolo) tradisce le pur interessanti bizzarrie del barocco. Ma il grandissimo capolavoro, il fiore all’occhiello della cattedrale, l’opera che ha collezionato una messe di lodi (è stata definita “la gloria dell’arte cristiana, il monumento iconografico più completo della scultura medioevale, la meraviglia dell’arte universale”) è
costituito dal gruppo scultoreo del Portico della Gloria.
Nel nartece i tre portali intagliati da Maestro Mateo verso la fine del XII secolo contengono quasi duecento magni
fiche sculture, ispirate - come sempre nel romanico - alle più importanti vicende della Bibbia: profeti e apostoli, angeli ed evangelisti, personaggi dell’Apocalisse e scene del Vecchio Testamento contornano nel timpano la figura del Cristo con le piaghe nelle mani, piedi e costato. Sotto il redentore, nella bifora, Santiago – dal volto ieratico vagamente bizantineggiante - esibisce una pergamena con la scritta “mi mandò il Signore”.

Ai piedi della colonna, dalla parte opposta, rivolta verso l’altare, la statua di Maestro Mateo con una pergamena che ne immortala le capacità artistiche (architectus). L’interno della cattedrale propone navate – alleggerite da eleganti archi romanici - che sfiorano i 100 metri di lunghezza, sul fondo l’imponente, aureo altare maggiore churrigueresco, simbolo del trionfo del barocco nel XVII e nel XVIII secolo; magnifico il tabernacolo.
Sotto l’altare, la cripta (IX secolo) con le reliquie di Santiago (ritrovate soltanto nel XIX secolo, dopo essere state nascoste durante l’invasione dei pirati di Drake). Elemento di colore non meno che di devozione (ma anche valido come “deodorante” nei tempi in cui ai peregrinos era concesso pernottare, bivaccare e financo soddisfare alcuni bisogni all’interno della cattedrale), il celebre ed enorme botafum
eiro, dispensa incenso durante le cerimonie, grazie alla cadenzata fatica di otto persone.

Le quattro piazze di Santiago

Fulcro di Santiago de Compostela, la cattedrale è circondata da quattro piazze (Obradoiro, Platerias, Quintana, Azabacherìa o Inmaculada) tutte armoniosamente disegnate per costituire degna cornice della meta finale del Camino.

Oltre alla cattedrale e all’adiacente Palacio de Gelmirez (magnifico esempio di romanico civile, notevole il Salòn Sinodal della seconda metà del Duecento) la rettangolare Plaza del Obradoiro contiene splendidi monumenti anche sui restanti tre lati. Non è azzardato ritenerla una delle più belle piazze del mondo e certamente ha svolto un ruolo decisivo nel convincere l’Unesco a dichiarare Santiago di Compostela Città Patrimonio dell’Umanità (1984).

Plaza del Obradoiro

Di fronte, si ammira il Pazo (palazzo in galiziano) de Raxoi (Rajoy in spagnolo), un’imponente costruzione neoclassica (XVIII secolo), oggi sede della Xunta della Galizia, sovrastata dalla statua equestre di Santiago Matamoros brandente la sciabola durante la battaglia di Clavijo.

Dallo scalone della cattedrale, rivolto lo sguardo a sinistra, si nota il Collegio de San Jeronimo, dalla facciata tardo romanica con effigi di alcuni santi; sul timpano una Vergine con bambino.
Di fronte, a destra di chi guarda dalla cattedrale, appare per tutta la lunghezza del lato nord della piazza il monumentale Hostal de los Reyes Catolicos, voluto nel 1492 da Ferdinando e Isabella per accogliere pellegrini e ammalati (l’ospedale operò fino al secolo scorso, prima di divenire uno dei più lussuosi alberghi della catena dei Paradores). L’architetto Enrique de Egas profuse il meglio della sua capacità, fondendo mirabilmente lo stile rinascimentale con il plateresco, di cui la facciata e il decoratissimo portale con le effigi dei Re Cattolici costituiscono uno splendido esempio.
Al centro della Plaza de las Platerìas (per le tante botteghe di plateros, argentieri, che vi si affacciavano) si nota la Fuente, fontana de los Caballos e, superata la scalinata del XVIII secolo, merita attenzione l’unica porta esterna della cattedrale in stile romanico (so
vrastata dalla Torre el Reloj o Berenguela). Notevole il barocco galiziano della Casa del Cabildo.

Platerìas comunica con la più vasta Plaza de A Quintana, affascinante non meno che intrigante (basti segnalare che una scalinata la divide in Quintana de Vivos e in Quintana de Muertos, quest’ultima – in galiziano Dos Mortos - citata in un poema di Garcìa Lorca).
Dalla piazza si entra nell’abside della cattedrale attraverso la Puerta Santa, aperta soltanto durante l’Anno Santo Compostelano, quando il 25 luglio, festa di Santiago Apostol, cade di domenica (così sarà nel 2004).
Dalla parte opposta alla cattedrale si erge l’imponente e grigio muro di granito del Monastero di San Pelayo de Antealtares o Convento de San Paio, dall’inquietante sobrietà, trapuntato soltanto da 48 finestre chiuse da grate. Fu fondato nel IX secolo da Alfonso II per custodire la tomba di Santiago appena scoperta.

Più allegra, nella parte superiore della piazza, la barocca Casa de la Parra (XVII secolo), in quella inferiore, con eleganti portici, la Casa dei Canonici o dos Bispos, nota anche come Conga, potrebbe dirsi in “comproprietà” con la già descritta Plaza de las Platerìas facendo parte di entrambe.
L’attuale, fiorita Plaza de la Inmaculada, ex piazza del Paradiso e nota anche come AzabacherìaInmaculada si ammirava una bella facciata romanica del Duecento, abbattuta nel XVIII secolo per costruirne una neoclassica; la sua porta, ora secondaria, era la più importante perché vi transitavano i peregrinos al termine del Camino (appena entrati si spogliavano ai piedi di una croce per procedere “nettati” a venerare le spoglie di Santiago).
Dall’altra parte della piazza, il più importante monastero cittadino per storia e dimensioni (circa 20.000 metri quadrati) San Martiño o Martìn Pinario oggi seminario. La prima costruzione, un oratorio, fu fondata nel 912 dal vescovo Sisnando, nel 1102 divenne un importante centro religioso per volere del vescovo Gelmirez, per essere trasformata nel XVI secolo in un convento dalla facciata monumentale (terminata soltanto nel 1738) sovrastata da una statua di San Martino su uno scudo di Spagna scolpito tra due eleganti colonne. Molto belli i due chiostri interiori, notevoli le scalinate, merita una visita il refettorio per la sua ardita volta. La chiesa del monastero, in Plaza San Martìn vanta una magnifica facciata plateresca, non meno ammirevole la barocca Pala dell’altare maggiore financo più bella di quella custodita nella cattedrale.
(vi si radunavano gli artigiani che lavoravano il gavazzo o gaietto, una varietà di lignite dura usata per bottoni e ornamenti), confina con la parte nord della cattedrale e completa le piazze che le fanno da corona. Sulla

Gli ultimi passi del Cammino

Dalle piazze che circondano la cattedrale si apre un dedalo di strade medioevali intrise di storia, vedasi il tratto finale del Cammino, inalterato nei secoli: superate le mura di Santiago attraverso la Puerta del Camino (Porta Francigena ai tempi della Guìa di Aymeric Picaud, conducente a los peregrinos de la naciòn francesa, da cui il Camino Francès), il peregrino giungeva alla cattedrale percorrendo le attuali Rua das Casas Reais, Rua das Animas, Plaza de Cervantes per sbucare nella Azabacherìa.
Le ruas più tipiche e animate sono quelle do Vilar, la Nova, la Franco e das Orfas che si dipartono dalle Plazas Platerìas e de la Quintana. Vanno godute di sera, quando tra i severi muri di granito riecheggiano i canti della gioventù universitaria e dai tanti bar e ristoranti escono comitive di gallegos, dal robusto appetito appagato e resi allegri da qualche bottiglia di Ribeiro.
Chi visita Santiago non compie soltanto un viaggio di routine, non vede soltanto “un’altra città” della Spagna.
Santiago è sinonimo di cultura, storia plurisecolare e ininterrotta, le sue strade, i palazzi, le case sono rimaste intatte nel tempo (per non parlare di tante chiese, San Miguel dos Agros, San Benito del Campo, San Felix de Solovio e Santa Maria del Camino poco distante dall’omonima Puerta). La città possiede quel “qualcosa in più” conferitole dall’atmosfera e dalla spiritualità del Camino.
E la notte, nel silenzio mistico della Plaza del Obradoiro, al viaggiatore sembra di ascoltare in lontananza il grido di raccolta e di incitamento rivolto ai peregrinos nell’idioma medioevale dell’Europa nascente: E ultreia! E sus eia! Deus aia nos! (E oltre! E sopra! Dio ci aiuti!)

mercoledì 28 marzo 2007

lunedì 26 marzo 2007

GITA A RAVENNA


BATTISTERO DEGLI ARIANI

BATTISTERO NEONIANO- mosaico della cupola

SAN VITALE- mosaico "Teodora e il suo seguito"

CHIESA DI SAN VITALE


SAN VITALE - mosaico absidale

VEZELAY- Chiesa abbaziale

Autore:Macchitella Alessio
Giovanni Ruggiero

Basilica di Vezelay

Basilica di Vézelay (chiamata anche Abbazia di Vézelay) è un monastero benedettino e cluniacense che si trova a Vézelay, nel dipartimento francese di Yonne, in Borgogna. L'edificio, dedicato a Santa Maria Maddalena, è uno dei capolavori dell'architettura romanica, benchè parte dell'esterno di esso sia stato deturpato durante la Rivoluzione francese. Nel 1979 la Basilica e la collina di Vézelay furono inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Storia

L'abbazia benedettina di Vézelay venne fondata, al pari dinumerose altre abbazie, sulla superficie di un'antica villa romana. Questa villa passò infatti nelle mani dei Carolingi e da essi venne donata a Girart, un conte di Rossiglione. I due conventi da lui costruiti vennero depredati e distrutti durante l'invasione dei Mori nell'VIII secolo, mentre un altro convento che si trovava sulla cima di una collina venne dato alle fiamme dai pirati normanni.
Nel IX secolo l'abbazia venne rifondata da Badilo, un seguace dell'Ordine Benedettino riformato a Cluny. Vézelay si trova all'inizio della Via Lemovicense, una delle 4 strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, utilizzata dai pellegrini per giungere a Santiago di Compostela, in Galizia, nella Spagna nord-occidentale.
Intorno al 1050 i monaci di Vézelay iniziarono a sostenere di possedere le reliquie di Maria Maddalena, portata nell'abbazia dalla Terra Santa dal loro fondatore, San Badilo, o da alcuni suoi inviati. Pochi anni dopo un monaco di Vézelay dichiarò di aver trovato in una cripta a St-Maximin, in Provenza, una rappresentazione dell'Unzione di Betania, quando la testa di Gesù venne consacrata da una donna che nel Medioevo venne identificata con Maria Maddalena. Questa rappresentazione si trovava scolpita su di una tomba vuota e i monaci di Vézelay sostennero che essa era la tomba della Maddalena, i resti della quale erano stati traslati presso la loro abbazia.
Da quel momento i prigionieri che erano stati liberati iniziarono a portare all'abbazia le loro catene come offerta votiva; l'abate Geoffroy, eletto nel 1037, fuse queste catene e le riforgiò come cancellata in ferro battuto, posta sull'altare della Maddalena. Il crescente pellegrinaggio verso questo luogo, con le numerose donazioni effettuate dai fedeli, permise quindi la costruzione dell'edificio che vediamo ancor oggi.
Il 21 aprile 1104 venne consacrata il nuovo edificio, ma le spese furono talmente ingenti che nelle terre controllate dall'abbazia le tasse vennero alzate, provocando una rivolta che culminò nell'uccisione dell'abate. Il flusso dei pellegrini comunque continuò senza sosta, divenendo tale che nel 1132 venne inaugurato da Papa Innocenzo II un nuovo nartece, costruito per cercare di contenere il crescente numero di persone che raggiungevano Vézelay.
Nella Pasqua del 1146 San Bernardo di Chiaravalle iniziò qui la sua predica in favore della seconda crociata, in presenza del re Luigi VII di Francia. Nel 1166, durante il suo esilio, Thomas Becket scelse l'abbazia di Vézelay per pronunciare il famoso sermone con il quale scomunicava il re Enrico II d'Inghilterra e i suoi principali sostenitori. Nel 1190 qui si incontrarono Riccardo I d'Inghilterra e Filippo II di Francia, passando 3 mesi all'abbazia prima di partire per la terza crociata.

Il declino

Il declino dell'Abbazia di Vézelay iniziò con la scoperta, molto pubblicizzata, del corpo di Maria Maddalena, avvenuto nel 1279 a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume e che ricevette l'appoggio regale di Carlo II d'Angiò: quando egli eresse un convento domenicano a La Sainte-Baume, la teca venne trovata integra, con un'iscrizione che spiegava la ragione per cui era stata nascosta. Subito i monaci domenicani del luogo iniziarono a compilare un elenco dei miracoli che sarebbero stati provocati da queste reliquie, e la posizione di Vézelay come luogo simbolo per il culto di Maria Maddalena ricevette un durissimo colpo.
Dopo la Rivoluzione, l'abbazia correva il rischio di crollare. Nel 1834 il nuovo ispettore francese per i monumenti storici, Prosper Mérimée (noto soprattutto per il racconto Carmen da cui fu tratta l'opera di Georges Bizet) diede l'incarico al giovane architetto Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc di intraprendere una massiccia opera di restauro, condotto a più riprese fra il 1840 e il 1861.

Arco:
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Volta:
Pilastro:
Campata:

mercoledì 14 marzo 2007

ARCO-VOLTA-PILASTRO-CAMPATA

Gli elementi cardine dell’architettura romanica sono quattro:
- L’arco;
- La volta;
- Il pilastro;
- La campata, che si genera dalla combinazione dei primi tre.
L’uso dell’arco, specie a tutto sesto sia come elemento costruttivo sia come elemento decorativo:
- È elemento costruttivo nelle arcate delle navate, del matroneo e delle finestre e negli archi ciechi esterni.
- È elemento decorativo negli archetti pensili.
Larco è alla base delle coperture in muratura , che sostituiscono quelle lignee delle basiliche paleocristiane: una sequenza di archi crea infatti la volta, che come nell’architettura romana, può essere a botte o a crociera.
Il problema del peso delle volte viene risolto sostituendo la colonna con il pilastro, in pietra o in muratura, a sezione quadrata o rettangolare.
Il pilastro può in seguito diventare a sezione cruciforme oppure composito o a fascio, che, oltre a essere elementi di sostegno, hanno anche funzione decorativa.
Dai pilastri si dipartono i costoloni, nervature in pietra che seguono le intersezioni della volta a crociera dividendola in vele, e ne scaricano il peso sui pilastri stessi.
Inoltre ci sono i contrafforti, grandi e robusti pilastri in muratura addossati alle pareti esterne.
L’elemento che riunisce queste novità strutturali è la campata, cioè lo spazio quadrato che si trova al di sotto di una volta e delimitato da arcate rette da pilastri; essa infatti costituisce la cellula base di tutta l’architettura romanica.

martedì 13 marzo 2007

caratteri dell'architettura romanica



Nella chiesa romanica lo spazio viene suddiviso in modo coerente sia in pianta sia in alzato:

pianta

alzato

La pianta è solitamente a croce latina, ripartita in tre o, più raramente, cinque navate; talvolta all’esterno della facciata è appoggiato un atrio, o nartece.
Le navate, destinate a ospitare i fedeli, conducono alla crociera, quadrilatero di intersezione con il transetto dove era posto l’altare per i laici.
Seguono il presbiterio, spesso sopraelevato, spazio riservato agli ecclesiastici, che ospita il coro e l’altare maggiore e infine c’è l’abside.
Rispetto alla basilica paleocristiana la pianta si complica per assolvere meglio le funzioni religiose e per accogliere un maggior numero di fedeli: dal Mille in poi, soprattutto nelle chiese di pellegrinaggio, sorge intorno al presbiterio una corona di cappelle collegate da un corridoio: il deambulatorio.

L’alzato è solitamente suddiviso in quattro livelli:
- La cripta: seminterrata e collocata sotto il presbiterio; in origine era un semplice corridoio che girava intorno alla tomba del santo venerato (cripta anulare), poi si suddivide in navate (cripta a oratorio).
- Le navate.
- Il matroneo, corridoio posto sopra le navate laterali, più basse di quella centrale; era già presente nell’architettura paleocristiana e bizantina come luogo riservato alle donne, ora invece assolve soprattutto funzioni statiche, fornendo maggiore stabilità all’edificio.
- Il cleristorio , il livello delle finestre superiori.
Al di sopra della crociera può innalzarsi una torre o una cupola; all’esterno la cupola può essere coperta da un tiburio, struttura cubica o poligonale sormontatala un tetto.


La facciata, può essere a capanna (con la sommità triangolare) o a salienti (con i lati obliqui che seguono il profilo delle navate interne); il portale può essere coperto da un’edicola detta protiro.

Architettura romanica

Vezelay

Nel periodo Romanico, (XI-XII sec.), caratterizzato da grandi eventi storici, spirituali e culturali, tutta l’Europa fu percorsa da un rinnovato fervore religioso, che si espresse nella realizzazione di moltissime nuove chiese, cattedrali e monasteri.
Lungo le vie percorse dai pellegrini in visita ai luoghi della fede, Terrasanta , Roma e Santiago de Compostela, furono costruiti grandi santuari, abbazie e piccole pievi, dedicate al culto dei santi e delle loro reliquie.
L'arte romanica si fonda sulla profonda religiosità della civiltà cristiana del tempo, riflette appieno il bisogno di rinnovamento spirituale che si manifesta all'inizio del Mille, quando tutto diviene segno, "simbolo", del divino.
L’architettura fu la manifestazione più rappresentativa del Romanico per la forza, la saldezza, l'importanza delle masse, lo spessore dei muri, il perfetto adattarsi al paesaggio, per il decoro compositivo, per la scultura che fa corpo con l’architettura con immagini che hanno spesso un senso nascosto, simbolico o allegorico.
Le vie del commercio, poste lungo le vie di pellegrinaggio, le crociate, i pellegrinaggi, lo spostamento continuo di artisti da una località all'altra, furono tutti strumenti per la diffusione dell'architettura romanica che presenta caratteristiche molto diverse da regione a regione.

All'inizio dell'XI secolo nel sud-est della Francia in Borgogna, nella Franca Contea, nella vallata della Mosa, come pure nell'Italia settentrionale e nella Catalogna, l'architettura romanica assunse un aspetto uniforme, in parte derivato dall'architettura carolingia, basato sulla semplicità della pianta e della decorazione, formata soprattutto da arcatelle di pietra che ricadono su pilastri lisci.
In altre regioni, nel centro, nel mezzogiorno e ad occidente, gli edifici più importanti sono coperti a volte, hanno una illuminazione ridotta; nella valle della Loira e in Normandia sono invece a copertura lignea e riccamente illuminati.
Tuttavia è però possibile individuare comuni caratteristiche tecniche, formali e simboliche, che permettono di identificare il Romanico come un periodo architettonico a se stante.



Santiago de Compostela